Disabili, la denuncia del Censis scomparsa da stampa e tg
Speriamo scompaia presto dalle agenzie di stampa e dai titoli dei telegiornali la denuncia che il Censis ha presentato sulla riduzione dei fondi per le politiche sociali nel nostro Paese.
Speriamo sparisca anche la pretesa di qualche testardo giornalista di approfondire, dietro i numeri presentati dal Censis, l’argomento.
Speriamo che nei corridoi dei palazzi del potere si sposti frettolosamente l’attenzione verso argomenti più significativi (per esempio le partite di calcio truccate, l’affidamento ai servizi sociali di Fabrizio Corona o l’assegno di mantenimento della signora Veronica Lario).
Qui a Napoli, noi meridionali non ci facciamo mancare niente, poco importa ai nostri amministratori (a proposito se avete notizie del neo presidente della Regione Campania fatele sapere anche a noi) scoprire che il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud è scandaloso e sempre più profondo.
In questo periodo è assai più interessante per la informazione locale indagare se fa più male al calcio Napoli organizzare qualche concerto allo stadio o cambiare allenatore e centravanti.
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Inutile stupirsi che a rilevare l’inaccettabile (per i poveri, i disabili, gli anziani) differenza di spesa sociale pro capite tra Trento (euro 282) e Reggio Calabria (euro 25) saranno gli specialisti del settore e qualche intellettuale malinconico.
Proprio ieri una madre mi chiedeva con insistenza cosa sarebbe accaduto a suo figlio disabile con il nuovo anno scolastico visto che la scomparsa delle province e delle prerogative in merito alla assistenza scolastica, al trasporto ed altre amenità simili non avevano ancora avuto alcuna risposta dalla neonata Città metropolitana.
E’ difficile dare una risposta ad una domanda così terribilmente seria, credo che il prossimo anno sarà ancora più difficile per chi ha un figlio disabile e la “fortuna” di essere nato e di vivere a sud del fiume Garigliano.
P.s. Se il governo Renzi avesse una qualche dignità potrebbe dire e fare qualcosa per restituire dignità ai soggetti più fragili (si chiamano fondo nazionale politiche sociali, fondo non autosufficienti, fondo nazionale della famiglia).
Ma questi discorsi sulla dignità non sono di moda a Montecitorio e dintorni.