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Puglia: tutti i dubbi sugli impianti a biomassa

Grande festa a Surano, piccolo paese in provincia di Lecce, per la notizia del ritiro del progetto di costruzione di un impianto a biomassa. E’ stata la stessa azienda proponente, la Enigma Srl, ad affermare durante un incontro con la cittadinanza che la centrale a biomassa da 1 Mw non si farà. La popolazione, che si era opposta fortemente al progetto, tira un sospiro di sollievo: ufficialmente l’impianto sarebbe dovuto nascere per incenerire le abbondanti potature di ulivo ma, in realtà, il timore di tutti era che nell’inceneritore ci finissero anche i rifiuti solidi urbani e industriali.

Effettivamente, a norma di legge, anche la “parte non biodegradabile” di tali rifiuti è considerata biomassa. A prescindere dalla valutazione ambientale su questo tipo di impianti, che dividono anche il mondo scientifico a causa della gran quantità di tecnologie diverse a disposizione per costruire un inceneritore, nessuno vorrebbe un inceneritore di rifiuti urbani dietro casa. Per questo l’attenzione è alta e tutti si chiedono come mai nel solo tacco d’Italia, oltre al progetto di Surano, ci sono anche quelli di Maledugno, Lecce, Casarano, Martignano, Supersano, Alliste, Presicce, Sannicola e molti altri tutti in un fazzoletto di terra che ospita già il famigerato inceneritore di Maglie.

Gli ulivi, certamente, da quelle parti non mancano. Ma una decina di richieste per impianti a biomassa in una sola provincia effettivamente insospettirebbero chiunque. Ci sono, poi richieste per impianti anche in province pugliesi come a Foggia, ma in quel caso non si tratta di incenerire gli scarti agricoli ma di farli fermentare per produrre biogas. Le possibilità per una regione fortemente agricola come la Puglia, quindi, sono innumerevoli ma non sono tutte uguali e, soprattutto, non sono tutte egualmente apprezzate dalla popolazione di una regione che è già tra le prime in Italia per impianti fotovoltaici ed eolici.

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