Italia e USA: insieme per il nucleare
Il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ed il Segretario di Stato all’energia americano Steven Chu, hanno firmato l’Accordo sulla Cooperazione nucleare fra l’Italia e gli Stati Uniti d’America che porterà alla costruzione di nuove centrali.
Ovviamente le attività previste riguardano solo impieghi pacifici di questa energia e tutto quello che potrebbe anche solo lontanamente essere riferito ad usi bellici è stato specificamente escluso dall’accordo. Per la precisione, le parti in causa parlano di “un quadro per la collaborazione fra le parti sulla ricerca e lo sviluppo per migliorare i costi, la sicurezza, il ciclo dei rifiuti e la resistenza alla proliferazione dei sistemi per l’energia nucleare per usi civili”.
L’accordo è l’ennesimo tassello che certifica il (comunque molto discusso) ritorno del nostro paese al nucleare, dopo che con il referendum abrogativo del 1987 fu sancito l’ abbandono da parte dell’ Italia a ricorrere a questa energia come forma di approvvigionamento e venne certificata la chiusura delle quattro centrali nucleari allora attive nel nostro paese.
Il piano dei lavori prevede l’apertura del primo cantiere nel 2013 e l’attivazione della prima centrale in un periodo compreso tra il 2018 e il 2020. Su questo piano di lavoro pende però la spada di Damocle del ricorso che le Regioni hanno presentato contro la “legge sviluppo” che, a loro dire, dà eccessivi poteri decisionali al governo sottraendoli alle comunità locali e per il quale si aspetta la pronuncia della Corte Costituzionale.
Le aree tecniche di cooperazione includono la progettazione di reattori di nuova generazione con maggior efficienza, minori costi, migliore sicurezza e resistenza alla proliferazione, i combustibili avanzati, la ricerca nucleare di base, le tecnologie per il trattamento rifiuti, lo stoccaggio e il deposito finale, l’analisi della sicurezza nucleare, standard e criteri. Dati i tempi previsti, l’espressione “chi vivrà, vedrà” non ci sembra particolarmente fuori luogo…