Google Wave: la lunga onda di Google
“Wave” come onda, certo, ma di quelle potenti, pronte a frantumare la messaggistica online. Questa la premessa portante di Google Wave, un nuovo servizio del colosso di Mountain View. È ancora in versione beta, quindi di collaudo, ma già a questo stadio i suoi tratti distintivi sono ben definiti. Le parole d’ordine sono, addirittura, tre: collaborazione, social network e messaggistica.
In merito alla prima e alla terza, le più eclatanti, mi riferisco alla possibilità di elaborare un contenuto tra più persone, via Internet, in tempo reale. Non si tratta di una novità assoluta (anche alcuni “Extra” di Skype, tanto per dire, lo consentono), ma sicuramente è una delle migliori applicazioni in grado di farlo. Il concetto portante è, appunto, l’onda (wave). Google Wave si basa su onde, vale a dire, in soldoni, delle conversazioni. Che coinvolgono due persone o più, o addirittura dei “bot” automatici.
Una semplice chat, dunque? Non proprio: nella wave possono infatti confluire anche contenuti di diverso tipo, per esempio un testo al quale, proprio nel corso della conversazione, collaborano tutti gli utenti. Ciascuno è libero di interagire come crede e i suoi interventi sono contrassegnati da un colore specifico, che funge da “tag”. Se l’e-mail ha soppiantato la posta tradizionale, cartacea, e la messaggistica ha preso il posto della telefonata, Google Wave arriva ad unire posta elettronica e instant messaging. Non esiste più il “solo” messaggio, l’e-mail o il documento. Esiste una wave, pronta a integrarli tutti i uno. Proprio come in una riunione: tutti seduti a conversare e pronti, all’occorrenza, a scrivere delle note sulla lavagna, con pennarelli di diverso colore. E non importa se le informazioni arrivano per via orale, scritta o per strizzata d’occhio (o piedino del collega ammiccante…): si tratta della medesima conversazione, della medesima onda.
Una volta che l’onda è stata creata, col contributo di tutti i partecipanti, può essere condivisa anche all’esterno del servizio, magari integrandola nel proprio blog o in un sito, in modo molto semplice. Così, magari, si ha modo di apprezzare la possibilità di playback, che consente di riprodurre la wave come si trattasse della registrazione di una conferenza. E se qualcuno decide di modificare la wave in un secondo momento? Come si trattasse di Wikipedia, l’intervento è notificato agli autori originali, che a loro volta possono intervenire.
Ma Google Wave non va vista solo come uno strumento dedicato ai professionisti, o comunque agli appassionati di chat. Per certi versi è un’applicazione creativa, visto che nel suo flusso si possono inserire anche foto, video, audio e file, che si possono così condividere con semplicità. E se tutte queste funzioni non bastano, il fatto che il nuovo progetto di Google sia Open Source non fa che assicurargli un futuro radioso e variegato, perché l’intervento degli sviluppatori non solo è caldeggiato ma è parte integrante del progetto stesso. Al punto che ci sono già parecchie applicazioni pronte all’uso. Come Bloggy, che consente di inserire in una wave il post di un blog, o Bidder, che trasforma l’onda in… un’asta.
E in tutto questo fiume di dati galleggia pure il divertimento, grazie ai giochi pronti ad allietare il tempo libero, e che volendo possono essere provati, pure loro, assieme agli altri utenti. E dato che Google è stata una delle prime aziende a capire il significato in salsa hitech del motto “se non puoi batterlo fattelo amico”, che Wave integra il supporto ai social network più diffusi, come Twitter e Facebook. Quando sarà disponibile a tutti questa manna digitale? Date ufficiali non ce ne sono, ma iscrivendosi sul sito ufficiale c’è la possibilità di essere iscritti come “beta tester”. Buona onda a tutti.